I miei "status".

Qui di seguito una selezione (in costante aggiornamento) degli status di Facebook che ho pubblicato sul mio profilo negli ultimi due anni:

.. Ho visto Brad Pitt e Angelina Jolie sul Red Carpet, si parlavano l'un l'altra all'orecchio, mentre tutti i fotografi del mondo li immortalavano per sempre, mi sono chiesto che cosa si dicevano, sbrighiamoci ché poi dobbiamo andare a fare la spesa, ti sei ricordata di mettere a mollo i ceci prima di uscire?, che fa di bello in televisione stasera?, sei stata fantastica stanotte, oppure magari litigavano, non pensare che finisca qui, a casa facciamo i conti, ho visto come l'hai guardata, che ti credi?, perché non abbiamo parcheggiato più vicino?, non vedi che tacchi che ho?, sembri una troia con quello spacco inguinale, e tu, dico tu, ti sei visto con quei capelli?, guarda che c'hai cinquant'anni; ve l'immaginate Brad Pitt e Angelina Jolie che si dànno il buongiorno in cucina, la mattina, lui scoglionato e stanco che risponde a malapena, lei che gli dice che è rimasto un po' di caffè, semmai è domenica mattina e tutti quei figli che hanno affittato per scopi pubblicitari stanno tutti ancora dormendo, tre piani più su, lontani due o trecento metri quadri di villa, e lui sta pensando che domani ha un appuntamento al golf club con George Clooney ma non ne ha proprio voglia perché quel vecchio bacucco va sempre a finire che gli tocca il culo, no grazie, le risponde, basta caffè, però glielo dice a voce troppo bassa, Angelina non capisce, si gira, lo guarda, e quello è Brad Pitt, porca puttana, Brad Pitt seduto nella sua cucina.


‎... Un whisky con un amico che contiene il mio stesso sangue in vene diverse, la presenza di una persona che, in questo momento di cambiamenti e rivoluzioni, è diventata fondamentale, chiacchiere che non sempre fanno annuire l'altro (l'accordo non è mai stato un necessario nostro fratello): è stata una giornata lunga, anche chiazzata di morte. Io non mi so "unire" quando succede la morte: tendo a defilarmi. Morire non significa niente per me: è solo dolore altrui. Tutta questa gente che accorre al capezzale per partecipare a una liturgia: il festival del "io c'ero". Scusate, ma passo: tornerò quando gli altri saranno spariti. Adesso mi faccio un bicchiere pensando da solo. Pensando alle cose. Alla bellezza di una minigonna su calze nere. All'effetto che fa un Lagavulin nel naso. Ai passi ingobbiti nel freddo di altri terrestri che tornano a casa. Guardo ottanta persone fare la fila davanti alla migliore pizzeria al taglio di Roma e mi dico che forse una speranza è rimasta. L'unica morte che conta davvero è la cessazione del pensiero, la sospensione dell'intelligenza: la resa incondizionata all'ovvio. È proprio domani quel giorno in più che mi voglio godere.


‎... Quella cosa che sta fuori dalle docce, di mattina, quando la casa ancora non si è abbastanza riscaldata, non può essere il mondo. Ti colpisce a un livello anatomico più profondo dell'epidermide, della muscolatura, dei nervi: sto parlando di una schicchera sulla ghiandola pineale, di una corda di pianoforte che stringe il collo dell'anima fino a strozzarlo: è quella cosa spaventosa che sta fuori dalle docce, soprattutto di inverno, soprattutto di mattina, quando la casa ancora non si è abbastanza riscaldata, che trasforma le parole di canzoni appena accennate in bestemmie feroci. C'era anche oggi, 31 dicembre, ultimo giorno di questo 2011 che, davvero, non ha più posto per altro.


‎... Ponte Duca d'Aosta è un luogo molto brutto di Roma ma è quando Roma è brutta che mi vengono i pensieri migliori: camminando in mezzo a tutto quell'allure fascio-mussoliniano, mentre lo Stadio Olimpico si rimpicciolisce alle mie spalle, quando guardo verso Ponte Mollo e vedo solo i ratti del Tevere e il fango e quella giungla che non sarà mai curata da nessuna amministrazione e le baracche e le carcasse di vecchi battelli e i cocci di bottiglia, quando arrivo nel parco antistante Piazza Mancini e i barboni che non dormono sulle panchine urlano frasi inintellegibili e c'è puzza di marcio e nelle bottiglie di Moretti riverse per terra si intravede ancora un fondo che forse è birra e forse è piscio, quando penso che in quei campetti di calcetto ci andavo a giocare a sedici anni, a tredici, a venti, quando penso a tutte le cose che dovevano ancora succedere, tra tutta quella bruttezza mi sento bene, confortato, perché almeno quella è rimasta la stessa, identica a sempre. Certa bruttezza di Roma mi fa venire voglia di rallentare: è una cosa riconoscibile che rende la mia città insostituibile, imprescindibile. Trovare "bello" il brutto sa di atterraggio, non di decollo: sa di arrivo. I soffici "pop pop pop" delle palline da tennis che provengono dal circolo sportivo coprono il tanfo, l'incuria, coprono i bicchieri di plastica rossi di capodanno che nessun camion dell'Ama è passato ancora a recuperare, coprono perfino i cazzi che ho dentro alla testa che sanno di 24 marzo e non di 3 gennaio. In quasi venticinque anni di Roma non mi ero mai accorto che da questo bruttissimo Ponte si vede San Pietro.


.. Stanotte ho espresso il mio desiderio di vecchiaia: voglio ammazzare un uomo. Quando avrò più o meno ottanta anni (quindi MAI), io voglio uccidere un uomo. Voglio sapere che cosa si prova. Lo voglio strozzare, per la precisione: voglio sentire la vita che mi resiste e poi cede. Lo voglio guardare. Voglio strozzare un mio simile, ma voglio rimanere pavido e umile come già sono: perciò lo farò da vecchio, quando mi rimarrà poco da vivere per potermene pentire. Non voglio avere il tempo per venire a patti con me stesso, non sono così forte oggi e non credo che lo sarò domani. Ucciderò un uomo quando avrò ritenuto esaurito il mio compito. Quello sarà il mio ultimo capolavoro: l'esperienza totale che non avrò il tempo di raccontare, di prostituire.


‎... Se c'è una cosa che odio, nelle persone, anzi, se c'è una cosa che non mi interessa, nelle persone, questa è la trasparenza. La trasparenza è sospetta: come si fa a non avere più strati? Come si fa a non essere complessi? Come si fa a non essere domani quello che non si è mai stati fino a ieri? Io non sono trasparente e non mi piacerebbe esserlo: la trasparenza è il vanto di chi non ha altro da offrire. La gente la voglio fatta di calce, di cemento armato, ci voglio mettere quarant'anni per poterla anche solo intuire e non la voglio mai guardare da parte a parte.


‎... Immondo nodino che aggrovigli il laccio della mia scarpa destra, quando la sinistra è già stata sfilata e io sono pronto ad accomodarmi in poltrona, dopo una giornata fuori casa e la cena nello stomaco e il piumone che aspetta di giacermi addosso come una geisha propositiva; nodino zelante che non ti vuoi sciogliere, lo so che lo sai che la scarpa che stringi si potrebbe sfilare lo stesso con un colpo di punta e la leva del tacco, ma so anche che sai che ugualmente non lo farò, perché da che mondo è mondo quelli come te su quelli come me mica possono avere la meglio - sei solo un nodino! -, ed ecco come e dove nascono le questioni di orgoglio; figlio di troia di un nodino capestro, quanti ne hai genuflessi prima di me, con le unghie affondate nel tessuto o nel cuoio? Non sei lo sterco del diavolo, ma il vibratore di dio, che grazie a passatempi del genere si gode meglio l'eternità.


‎... "Se uno ci pensa, non può amare la vita".
[Così Agota Kristof, nel suo meraviglioso "Trilogia della città di K.", questa mattina, mentre viaggiavo su un Frecciarossa alla velocità di circa 300 km/h, mi ha fatto abbassare il libro, dopo 279 pagine che già erano state durissime e travolgenti e violente e molto dolorose, e mi ha lasciato così, per un totale di dodici minuti consecutivi, a guardare fuori dal finestrino quella cosa che c'è cinque o sei centimetri dopo il mio stesso riflesso e inducendomi a pensare che la letteratura, quando è buona, questo deve fare: togliere agli occhi la capacità di far caso alla differenza tra il paesaggio e una galleria durante il tratto ferroviario Bologna-Firenze]


‎... Stamattina un moto di speranza, aprendo l'home page di Repubblica: "Mistero Ozpetek", titolava la colonna destra del quotidiano online. I miei occhi illuminati d'un tratto: è morto, è stato rapito, si è imbarcato nottetempo su un vascello di pirati, ha fatto perdere le sue tracce a Casablanca, è vittima di una misteriosa malattia degenerativa che lo sta trasformando in un tegolino, ha scoperto di essere stato adottato e che i suoi genitori erano una coppia di sodomiti nazisti, ha contratto l'ebola, l'aviaria, l'aids, è partito per il fronte, si è fatto sparare da un aiuto regista, è stato sorpreso a letto con il cadavere di Accorsi, ha starnutito troppo forte e si è aperto la calotta cranica longitudinalmente, è precipitato col paracadute, è andato a sbattere contro uno scoglio acuminato facendo kite surf, si è dimenticato i figli in macchina per nove ore e li ha trovati bolliti, è rimasto sotto la neve e gli hanno dovuto amputare corde vocali e pisello, è stato divorato da un giaguaro, dai debiti, dal leader di una setta satanica.
Invece niente: ha solo girato un thriller.


... Il tempo mattutino è una truffa: quel tempo che intercorre tra la sveglia e il momento in cui è necessario uscire di casa per recarsi al lavoro (che per me intercorre, più o meno, tra le 12.19 e le 12.41: il momento di uscire di casa per andare al lavoro, dico, non la sveglia, che invece suona, tragicamente, circa due ore prima, se non altro attraverso la voce gutturale del cane o metallica degli arnesi degli operai del piano di sotto) è una truffa. Scorre tanto rapidamente, lasciando tutte le cose che avevi in animo di fare (foss'anche soltanto la barba) così a metà, che ti senti ogni volta, inevitabilmente, un po' stronzo.


‎... I compagni di scuola "scapestrati", quelli che, per primi, ti hanno insegnato l'indefinitezza dell'attrazione: volevi essere come loro o no? Alla fine l'hai capito? Ti piacevano o li detestavi? Io, se li incontravo in bagno, facevo finta di ripensarci e tiravo dritto, perché mica potevo rischiare: quelli come loro erano quelli che spalancavano le porte a quelli come me. Ce n'era sempre uno, di quelli come me, che veniva sorpreso da quelli come loro nella presunta intimità del cesso praticamente ad implorare una specie di mozzicone di cazzo che non ne voleva sapere di espellere pipì: "Forza, forza, ti prego, ti prego, avanti, piscia, piscia ORA!", le orecchie tese in uno sforzo che non aveva a che fare col senso dell'udito ma con quello più impalpabile della preveggenza. Non l'ho mai capito, se avrei voluto essere o no come loro: una parte di me, quella difensivista e catenacciara, suggeriva all'altra, quella opposta, che quelli come loro va sempre a finire che a un certo punto aprono la porta del cesso al tizio sbagliato e te li ritrovi in cronaca locale. Ieri sera, dopo quasi vent'anni, ne ho incontrato due, per caso: erano tra i più "scapestrati" di tutti e quando mi sono inginocchiato accademicamente per tributare la presunta bellezza dei loro figli, ho cercato di ravvisare in quelle miniature la forma dei loro padri più giovanili, almeno per come li ricordavo io, e non ci sono riuscito, e glielo volevo dire, e invece, come sempre succede, è stato tutto un susseguirsi di frasi fatte e promesse di rivedersi e di non facciamo passare altri vent'anni, certo, come no, e tutto questo, lo giuro su dio, mi è venuto in mente, per scontato che possa sembrare, proprio pisciando, prima di andarmene, con tutta quella paura di porte spalancate all'improvviso che nel frattempo chissà dov'era andata a finire. Non c'era niente di male ad essere com'erano loro, perché tanto, grado più, grado meno, andavamo nella stessa direzione, identica, tutti quanti, solo che certe cose, al tempo, non le potevo sapere.


‎... Mi avete rotto il cazzo, precari, sindacalisti, "notavisti", "notuttisti", mi avete sbomballato i coglioni, siete l'alternativa peggiore al peggio che già c'è: dietrologi, complottisti e antimondialisti d'accatto, però primi della fila davanti all'ennesimo Trony che inaugura. Esegeti del "fare", basta che me ne venga in tasca qualcosa. Non me ne frega un cazzo se ci mettete la faccia, se vi fate manganellare o se salite in cima alle torri: io vado al lavoro tutti i giorni e mi deprimo davanti ai miei fallimenti professionali e alle mie buste paga ridicole. Voi che fate? Rilasciate interviste a Santoro e vi gonfiate le spalle e le palle perché La Russa vi ha detto "coglioni" in diretta tv: aderite alla raccolta di firme di Veronesi e Saviano e vi sentite arrivati. Eccolo qua il vostro curriculum, beppegrillisti dell'ultim'ora del mio cazzo. Andate a lavorare: siete la peggiore generazione degli ultimi centomila anni, vaffanculo a voi, state facendo più danni di Berlusconi.


‎... C'è qualcosa di terrificante, orribile e che mi disgusta e disturba, nelle gallery fotografiche di Repubblica.it, quelle che ritraggono in mille pose diverse la fidanzata del giocatore del Livorno morto ieri pomeriggio, gli amici, i compagni di squadra straziati, i fotogrammi ingranditi del suo tracollo in campo, e quella cosa terrificante, orribile e che mi disgusta e disturba sono io che le apro e le sfoglio dalla prima all'ultima.


... Sì, vabbè, Mark Zuckerberg, io te vojo bene, stasera mi sono pure visto "The Social Network" (gran film griffato David Fincher), vali 50 miliardi di dollari, ok, giusto tutto, però infìlati in quella bella testa ebrea che non sei nessuno se paragonato all'inventore della pizza bianca scrocchiarella con la mortazza dentro.


‎... I pensieri, a forza di pensarli, acquisiscono un peso che è proprio della roccia, del granito: stancano, come una camminata in tondo e, proprio come una camminata in tondo, questi pensieri fanno una cosa, la peggiore, cioè sanno srotolare sul più bel panorama la patina della noia, del disinteresse, del già visto. Questa è una maledizione, la maledizione dei pensieri.


‎... "Sei così modesto che mi dài fastidio". Così mi ha appena detto una persona di devastante intelligenza. La mia modestia e la mia insicurezza sono aspetti che solo chi mi conosce veramente ha potuto maneggiare, e io provo sempre quel brividino lì quando un essere umano fa cadere il sasso dentro di me e riesce a trovare la pazienza di aspettare affacciato sul baratro fino a sentire il rumore dell'impatto col fondo.


‎... Credo di essere, obiettivamente, nel peggiore albergo di Torino. Il tizio al banco - un energumeno tatuato con accento napoletano fittissimo e una quindicina di precedenti penali tra cui devastazione e terrorismo - finito di ricevere la cliente prima di me, mi ha guardato e ha detto: "Che scassa cujun' chist' 'ccà. Tu tieni qualche altra domanda da fare?". "No, padrone", ho risposto.


‎... Ah, ma io diventerò ricchissimo inventando un infallibile sistema che ti permetta di ricordare subito il nome della persona che ti hanno appena presentato.


‎... Chiunque faccia annoiare una donna bellissima che indossi il perfetto paio di decolleté è bandito per sempre dal mondo degli uomini.


‎... Non conosco fastidio peggiore di quello che mi assale quando ascolto qualcuno pronunciare con plateale perfezione la parola "jazz".


‎... È uno sporco lavoro, ma la Falanghina fredda lo svolge alla grande.


.. Oggi voglio essere un discreto cantante funk, non sempre intonatissimo, uno di quelli che ogni tanto toppa di brutto, però con l'anima, tipo un Ben Harper, ecco. Voglio vivere a Manhattan e stasera voglio suonare in un localino niente male a SoHo con un'insegna rossa che nessuno si sognerebbe mai di prendere a sassate. Poi voglio tornare a casa contento.


‎... L'esercizio della fantasia, come certi grandi rovesci a tennis, non si può insegnare. È qualcosa che ti senti nei polsi, che sai che puoi fare, punto e basta: puoi mostrare come impugnare la racchetta, puoi provare a dire «Guarda, si fa così...», ma certe palle, scagliate dagli altri, non supereranno mai la rete.


‎... Mi ha chiamato mia madre. Mi ha detto: «Corri a vedere l'eclissi!», ma io sono fatto così, non c'è niente da fare, e mentre guardavo l'eclissi non pensavo all'eclissi: pensavo agli esseri umani, che sono così facili da salvare. Facilissimi. Come fa uno a morire finché ha qualcun altro che gli ricorda di andare a vedere un'eclissi?


‎... Al sole, davanti al mare, nel più totale relax, mi è stato domandato, a un certo punto di una conversazione: «Qual è stata la PAZZIA più grande che abbia mai fatto per te una donna?». Ci ho pensato un attimo. «Lasciarmi», ho risposto.


‎... Niente come le puttane dell'Aurelia, che scorgo quando torno da Fregene, tra un mobilificio e una scritta di vernice "Alfredino vive", eroicamente sedute nelle ore più calde del giorno coi culi nudi su guardrail roventi, mi suggeriscono, ogni anno, puntualmente, che sì, pure stavolta l'estate è entrata nel vivo.


‎... La luce estiva del pomeriggio che cambia, altri due capitoli rivisti, la finestra davanti a me, il vento che muove le tende, una birra, l'aria condizionata, la solitudine e la musica, un amico da incontrare, qualche bicchiere di vino che aspetta di essere svuotato. Quando ero ancora uno spermatozoo, e gareggiavo con un altro miliardo, girava voce che il premio per il primo arrivato sarebbe stato ghiotto: era vero.


... I confini non sono limiti, ma appoggi precisi, corrimano d'ottone. Io amo i confini: amo vederli, poterli distinguere. L'accettazione dei confini è il massimo grado di libertà a cui riesca a pensare.


‎... Sei vecchio quando, al mare, tra mamma e figlia non sai più bene chi guardare.


‎... Stasera vorrei infilarmi in macchina - una Cadillac decappottata coi dadi allo specchietto - e passare a prendere Marilyn Monroe. Farla scendere con un colpo svogliato di clacson. Darle un bacio, leggerissimo, per non guastarle il rossetto, e guardarla unire le ginocchia bianche prendendo posto sul sedile del passeggero. Dirle: «Ciao bellezza» e sentire, in risposta, solo un tiro di sigaretta.


... Non importa quante ore hai passato in palestra, durante l'anno, anziché vivere; non importa quante parole hai disimparato e quante "fiche" ti sei bullato di aver fatto tue; non importa quale nuova marca di gel tu abbia scoperto e quanti peli dalle sopracciglia ti sia strappato, né quale nuovo tatuaggio araldico ti sia impresso sulla cresta iliaca: se in spiaggia indossi il costumino a slip sei bandito, ora e per sempre, dal mondo degli uomini.


‎... La mia fantasia non coincide mai con quella altrui. Laddove io riesco a vedere, l'altro si arena in una specie di secca dello sguardo. Ecco come si fermano i passi. Ecco come un pensiero meraviglioso diventa arido e poi si trasforma in fossile: tra un numero imprecisato di anni, qualcuno lo tirerà fuori dalla sabbia destinandolo a un sacchetto di plastica con un numero progressivo stampato sopra e, davvero, sarà tutto lì. Un residuato museale.


‎... Le parole sono sopravvalutate. Le parole sono soprattutto un limite all'espressione dei pensieri. Un limite tecnico, proprio. Sono poche, inefficaci, quasi mai incisive: lente, di forma quadrata, rotolano malissimo, rispetto ai pensieri, rotondi, perfettamente sferici, invece. Le parole sono un ostacolo, non bisognerebbe mai dire niente, non servono: ogni forma di persuasione comincia e finisce con uno sguardo.


... Puoi scrivere come Hemingway o Proust, o avere intuizioni à la Kant, puoi essere bello come Brad Pitt o affascinante come Johnny Depp, puoi assurgere al ruolo che ti pare, davvero, cantare come Prince o darti un tono al bancone di un bar e scegliere i distillati migliori, ma è quando - sicurissimo di te - tiri fuori dall'acqua bollente un uovo sodo e, rompendolo, quello ti risponde con un fiotto liquido tipo eiaculazione precoce, che fai veramente i conti con te stesso.


‎... Io non lo so che cosa c'è dentro il vino, ma c'è.


‎... C'è quella vecchia teoria - si tira fuori ogni tanto a cena, per ravvivare la trasparenza di una conversazione appannata. Sto parlando della teoria del calabrone, una bestia talmente pesante e dalla forma così sproporzionata rispetto all'apertura alare che, semplicemente, secondo le tecniche aeronautiche, non potrebbe volare. Tuttavia, e qui torniamo alla vecchia teoria, siccome il calabrone tutto questo non lo sa, allora vola lo stesso. Io odio chi sa. Non lo invidio per niente, ecco.


‎... Signorine con un recentissimo passato scolastico si baciano sulla bocca, avendo rifiutato il percorso universitario: d'altra parte sono troppo belle per fare le segretarie. Gli uomini, attirati dal suono dei campanacci, le fotografano in massa coi telefonini: il loro impero aspetta giustamente aggiornamenti su Facebook. La barista rifatta non si ricorda mai se nello Spritz ci va il vino bianco o il prosecco. Nel dubbio aggiunge tantissimo ghiaccio, tanto quelli non se ne accorgono quasi mai.


‎... Sono molto bravi nell'arte dell'arrangiare gli armadi: hanno sempre una giacca a due bottoni che sta benissimo su una t-shirt Hugo Boss oltremodo colorata. Col gel hanno la manualità del Bernini: sanno tirare fuori dai caschi le teste senza nemmeno un ciuffo fuori posto. Come fanno? Come ci riescono? Come possono trovare il tempo? Si muovono bene, conoscono *personalmente* il miglior tatuatore della città, ma non si ricordano cosa significa quell'ideogramma sull'avambraccio.


‎... Questo fatto di rassomigliare ostinatamente ai propri genitori non è genetica, non è natura. È colpa, è mancanza di fantasia.


‎... Ogni tanto mi metto a pensare e mi dico che forse sarebbe meglio lasciar perdere tutto, dal punto di vista della carriera, dei sogni, dei sentimenti, perché ogni cosa, alle voci "colpo di fortuna" e "predestinazione" è stato già detto e fatto da quando tre nerd neolaureati misero un annuncio sul giornalino universitario per un cantante e si presentò Freddie Mercury.


‎... Vi voglio raccontare dell'ansia da prestazione che mi ha preso poco fa, a Villa Borghese, mentre un Super Santos rotolava preciso verso di me e un nugolo di ragazzini aspettava di vederselo restituito. Che fare? Appagare l'indicibile tentazione del cross lungo col rischio di "ciccare" e ritrovarsi protagonisti di una figura di merda epocale, oppure optare per il basso profilo e rimandare indietro il pallone con un rasoterra da mediano? Li ho guardati, con le loro magliette sudate, saltellare come in attesa del Passaggio Perfetto, il portiere tra i due alberi piegato con le mani sulle ginocchia, quel silenzio interstellare che sembra calare tipicamente prima di ogni corner, anche se tutto intorno c’è Gaza City, e ho pensato: ma quando mi ricapita?


‎... Richard Avedon è uno dei miei fotografi "di posa" preferiti. *Creava* sulla faccia della gente famosa. La convocava e la metteva lì. Facevano la fila per farsi riprendere da lui. Guardate questa Marilyn Monroe: le scattò foto per ore, senza tregua, fino a quando lei semplicemente non ne poté più e rilasciò spalle e postura da diva. Improvvisamente diventò solo una bella signora che aveva appena depositato tutta la spesa sul tavolo e si era ricordata di avere ancora un sacco di cose da fare. Solo allora Avedon si ritenne soddisfatto, perché questo era quello che riusciva a fare coi suoi soggetti: gli spremeva fuori tutta la normalità. A guardarla così, questa celeberrima diva, non si può non pensare a un imminente suicidio. Dico: avete capito bene chi era costei? M-a-r-i-l-y-n-M-o-n-r-o-e. Tirare fuori da Marilyn Monroe un'anima di cassiera da supermercato: eccolo qua il genio.


‎... A me quando Max Pezzali fa "sha-la-la", in "Rotta per casa di Dio", sale proprio una gioia di vivere che neanche i Beatles al completo che cantano live "Ehi Jude" ad Hyde Park potrebbero darmi.


‎... Lo "shuffle" è quella cosa senza la quale non avresti mai scoperto la combinazione insospettabilmente tragica e bellissima tra Antonello Venditti, via Piemonte al tramonto e i palazzi arancioni di via Pinciana in lontananza.


‎... Va bene, è vero, si sa, la Apple è una multinazionale, Steve Jobs era uno dei più grandi capitalisti del pianeta, la sua azienda si rifornisce in Congo in barba ai diritti umani, la produzione dell'hardware avviene in Cina presso un'azienda che notoriamente costringe i suoi lavoratori a condizioni disumane, è vero tutto, per carità, l'inquinamento prodotto, la contaminazione della natura, i rifiuti tossici, sì sì sì, non me lo dimentico, è solo che, uhm, non so bene come dirlo, ma tutto questo sacrosanto raziocinio ostentato da gente che, senza manco avvicinarsi all'Asia, o all'Africa, svuota il posacenere dal finestrino dell'auto all'altezza dell'Ara Pacis, non poteva manifestarsi ieri o domani?


‎... Ogni tanto ho bisogno di subire emozioni. Non di andarle a trovare, non di indovinarle nel piattume generale delle cose, ma di subirle, di vedermele sbattute addosso, senza che lo sforzo parta da me, senza che sia un esercizio attivo, per una volta, ma solo passivo. Subire, subire, subire: subire un'emozione, scoprirla con un'estasi barocca, improvvisamente, mentre eri distratto. Un'emozione che ti trova lei è tutta un'altra cosa.


‎... Tace davanti ai problemi più grandi. Anzi peggio, perché lui prende le distanze. Dice: non mi importa. Dice che la politica non gli interessa, perché "tanto quelli sono tutti uguali". Non partecipa, non dibatte, si allontana dalle discussioni, non va a votare. Ma davanti al traffico, ai clippini di Vasco, ai miliardari che parcheggiano i loro Suv sui binari, o a fronte di un'affluenza giudicata eccessiva, forse immorale, per un funerale di un campione sportivo, ah se se la ricorda l'indignazione. Signore e signori, accogliamolo con un bell'applauso: l'italiano!


‎... I libri mi sconfiggono, ma non è colpa dei libri: non lo so, è qualcosa che ha a che fare col possesso. Nutro per i libri un fascino che è soprattutto anti-feticista, nel senso che non amo nessuna loro parte, in sé, pagine, copertina, profumo, colori, trama o contenuto: ciò che più mi affascina è quello che non riesco ad afferrare, la parte trascendente dei libri, non so se mi spiego. Stento a tenere lontane le mani dal nuovo romanzo di Jeffrey Eugenides: lo devo toccare, lo devo sfogliare, ma perfino sapere che lo posso comprare, possedere, non mi soddisfa, non mi rende felice, perché una cosa come un libro io non la potrò mai Avere Veramente. Non è questione di leggerlo o di capirlo: non è questione di analisi logica. E' un amplesso che non conosce fase refrattaria: in altre parole, un inferno. I volumi Adelphi, che si stagliano coloratissimi sugli scaffali, mi sconfiggono nell'amore viscerale che provo per loro, perché ogni volta che ne tiro fuori uno, dal buco nella pila mi soffia in faccia una specie di vento siderale che mi rimpicciolisce: hanno un numero sul dorsalino, cifre che possono salire tantissimo, arrivare a più di un migliaio e io, invece, che sono sempre uno, uno, uno, come potrò mai dominarli? Non certo leggendoli, perché arriverò, un giorno, al numero 1456 avendo dimenticato il numero tredici. Non è colpa di nessuno, ecco l'ultima questione frustrante: non ci sono responsabilità da attribuire. E' come quando stai tanti anni fidanzato con una ragazza che lavora in piscina e per un sacco di altro tempo, ben oltre la fine del rapporto, l'odore di cloro ti lascia sull'anima un solco come di coltello ogni volta che lo senti per caso. Non è colpa del cloro e non è colpa della piscina: è solo una cosa che succede e che è semplicemente irrisolvibile. I libri, come ogni altra cosa bella, per dirla con Paul Valery, fanno disperare.


‎... Fenomenologia del rapporto di coppia ai tempi di Facebook: se lui mette, come foto di profilo, una romantica istantanea di entrambi e lei invece no, lui c'ha le corna. Se lei mette, come foto di profilo, una romantica istantanea di entrambi e lui invece no, lei non gradisce fare i pompini.


‎... L'acqua, come si dice, quella per pulire il parabrezza dell'auto, finisce come finiscono amori e passioni, sentimenti e affezioni: un giorno te ne stai lì a farne uso senza nemmeno pensarci, ne godi l'utilità e i vantaggi (per esempio ci vedi più chiaro), e pure se sei la persona più razionale di questo mondo, lo stesso non ti passa per la testa che da un momento all'altro, domani semmai, tutto quell'incanto possa spezzarsi. Semplicemente cominci a dare tutto per scontato, a presupporlo, ecco. Siamo esseri umani, è quello che facciamo ogni giorno, da sempre. E invece di lunedì, un lunedì qualsiasi, alle cinque di sera, a Lungotevere delle Armi, ecco che non sai più che pesci pigliare per far fronte a quella enorme cacata di uccello che è planata sul tuo vetro con un "plop", rendendoti difficoltosa la visuale. Premi dove hai sempre premuto ma, niente, dell'acqua più nessuna traccia e semmai intruppi pure per sbaglio e ti scappa una freccia per un sorpasso che non avevi intenzione di fare.


‎... Faccio briciole di zucchero a velo mangiando un tortino al cioccolato appena sfornato: sul tavolo c'è una bottiglia di rosso di Villa Antinori, solo due sedie sono occupate e l'unica luce è quella del forno. Mi metto a leggere, a voce alta, la trama del nuovo libro di Stephen King, giubilando come un sedicenne che ha appena toccato la sua prima tetta. Esclamo: «Ti rendi conto della bellezza? Della fortuna! Ti rendi conto che qualcuno si è preso la briga di scrivere un romanzo così? Ti rendi conto che adesso possiamo leggerlo? Questa è vita! Ecco cosa dà il senso alle cose!». Va bene, l'ho detto io, e l'ho detto spontaneamente, ma non sentite anche voi la bellezza? Non usate l'intelletto, usate la panza, usate lo stomaco: vi arriva? Sfornano tortini di cioccolato di lunedì notte senza indossare le scarpe. Si infuriano se la cottura non è adeguata. Ascoltano musica stando in penombra seduti al tavolo della cucina, si entusiasmano per la trama di un libro che ancora devono leggere e questi, QUESTI siamo noi.


‎... Un giorno mi sveglierò e sarò Elvis Presley. Canterò "Viva Las Vegas" alla finestra della mia villa di Memphis e le donne, dabbasso, mi lanceranno i baci. Poi mi metterò a sedere sulla tazza del cesso - un cesso di 95 metri quadrati - e mi farò venire un infarto, sorridendo amaro del mio ultimo pensiero: "Mi chiamano Re, e non so che sapore abbia il bollito alla Picchiapò".


‎... Cose strane che mi fanno paura da sempre: procurarmi una lesione della retina con un pezzo di unghia saltato via mentre la sto tagliando; non trovare più la macchina parcheggiata e non capire se è stata rubata o se è stata portata via dai vigili; Laura Pausini; farmi fare benzina dal marocchino e scoprire troppo tardi di non avere spiccioli da dargli; essere il primo della fila a un semaforo rosso; fermarmi a un casello, in autostrada, a uno sportello senza omino, uno di quelli in cui devi mettere i soldi dentro lo sportellino; comprare la frutta al supermercato che da tutte le parti ci sono gli avvisi nazisti che ti impongono di usare i guanti di plastica, cosa che io non faccio mai e mi sento in colpa tantissimo; fare gli auguri di compleanno ai parenti; rispondere al citofono; capire che c'è qualcosa nella mia cassetta della posta; rimanere impigliato con la pelle in un paraurti di qualche auto parcheggiata mentre cammino lungo un marciapiede e sentirmi strappare via tutto il polpaccio come una buccia di mela (storia realmente accaduta); rimanere incastrato con l'auto da qualche parte e non riuscire più a uscire dal parcheggio in nessun modo; Malika Ayane.


‎... Tra le varie cose che non sopporto degli Operai del Secondo Piano - di cui ormai sapete vita morte & miracoli - c'è questa loro scientificità nell'ordire specifiche trame contro il sottoscritto. Loro si organizzano, mi spiego? Complottano.
- Domani che fa Sgambati?
- Niente, vuole dormire fino a mezzogiorno
(risate diaboliche)
- Ok, allora tu, Goran, scuoierai i maiali vivi e tu, Fiodor, abbatterai quelle sei pareti che sono rimaste. Ma non col martello: usa il C4, per piacere.
- E tu cosa farai, Aleksej?
- Io suonerò il clacson del furgone parcheggiato sotto la sua finestra. Così, per sicurezza.
Altre volte, invece, come oggi, succede che io debba alzarmi presto:
- E domani che fa Sgambati?
- Ah, domani deve lavorare presto. Alle otto è in piedi.
(risate diaboliche)
- Ok, allora approfittiamo, giacché tanto si deve svegliare, e passiamo i cotton fioc tra gli interstizi del cotto, ok?
- Va bene capo, ma io cosa faccio?
- Tu, Yurij, spolvererai le piastrelle del bagno con lo Swiffer.
- E tu, Maksìm? Cosa farai tu?
- Io? Io dipingerò ascoltando Brahms. Mi è rimasta quel bel paesaggio da completare con le mie tempere.
LIMORTACCIVOSTRA.


‎... Ogni volta che vi alzerete soddisfatti dalla poltroncina del cinema, applaudendo all'ultimo capolavoro di Martin Scorsese o di Jonathan Nolan, semmai interpretato dal Premio Oscar Philip Seymour Hoffman; quando riporrete l'ultimo romanzo di Murakami, o di Franzen, o di Richard Price, o di David Foster Wallace, o di Camilleri, pensando che è stato tempo speso meravigliosamente bene; se per caso vi ritroverete ad applaudire commossi, entusiasti, idolatranti, l'ultima puntata dell'ultima stagione della vostra serie tv preferita griffata HBO, commentando subito dopo su Facebook di quale miracolo narrativo si sia trattato; quando per la prima volta stapperete una bottiglia di rosso di ottima cantina nella casa che finalmente vi siete riusciti a concedere, commossi della commozione della vostra compagna o del vostro compagno che sta condividendo con voi momento e rate di mutuo; quando tutto questo succederà, provate a pensare a questo, cioè che "bellezza" e "mercato" possono eccome andare d'accordo. È improbabile, è vero, è difficilissimo, ma come vi ho appena dimostrato, non è impossibile.


‎... Come possano i miei concittadini riuscire nell'anti-impresa di leggere le volontà di un uomo come Lucio Magri, per esempio, o ricordare il tuffo dal balcone di Monicelli, cioè accettare l'onere di vivere in un Paese composto da esseri viventi simili, e contemporaneamente assieparsi in dodici, quindici milioni davanti a Fiorello, trovando perfino divertente una delle più grandi truffe televisive contemporanee, non lo so dire. Mi viene solo da pensare che quasi quindici anni di Grande Fratello (inteso come "categoria") abbiano scientificamente plasmato uomini e donne a perfetta somiglianza del modello televisivo: menti appiattite, livello abbassato, spirito critico morto, camaleontica capacità di adeguarsi al mediocre, servilismo nei confronti dei poteri forti e incapacità di discernimento. Se ti dànno da mangiare per quindici anni la merda, quando ti portano una carbonara scotta tu ti lecchi i baffi. Eppure un tempo avresti aggredito lo chef con un estintore.


... Quando devo siglare un documento e, in prossimità dell'apposito spazio, trovo la dicitura "Firmare in maniera leggibile", mi viene un'ansia da prestazione che nemmeno se fossi chiuso in un bagno a passarmi il filo interdentale con Claudia Cardinale ventiseienne nell'altra stanza ad aspettarmi. ‎


... Aprire un barattolo di latta con l'apriscatole contiene un momento, ancora prima dei pelati, o dei fagioli o dei piselli, contiene un momento a cui non so dare un nome che è un piccolo momento di frustrazione domestica, in cui l'ingranaggio dell'apriscatole trova un ostacolo misterioso lungo la sua enigmatica traiettoria circolare fatta di rotelle taglienti e leve meccaniche, e tu, uomo fatto e finito, che pensi di sapere un sacco di cose degli altri e del mondo, fai due cose fondamentali: prima ti senti inevitabilmente un po' stronzo, perché una lamina di metallo sta avendo la meglio su di te, quindi ti senti una creatura mitologica con il corpo di Heinz Beck e la testa di Archimede, perché una lamina di metallo è venuta via con una perfetta nonchalance che sa di sottomissione. A questo punto soffiare sulla punta dell'apriscatole come Buffalo Bill, assumere un'espressione definitiva e carismatica e aggiungere sale e pepe quanto basta.


‎... Che giornata: due peli di barba bianchi scoperti allo specchio, Marco Liorni in diretta su RDS che ha pronunciato una parola di cui ignoravo il significato e che ho dovuto cercare sul vocabolario online mentre guidavo. Tutto si potrebbe aggiustare, a questo punto, solo se cominciassero a piovere pezzi di Belen Rodriguez.


... Diventi adulto quando riesci a riempire d'acqua fino all'orlo il contenitore dei cubetti di ghiaccio e riportarlo al freezer senza far cadere nemmeno una goccia sul pavimento.


‎... Sto a ruota di Swiffer. Lo Swiffer cattura la polvere e ti fa sentire un uomo migliore: è come se facesse il lavoro al posto tuo, dando a te tutto il merito. È uno di quegli eroi timidi, uno di quei geni sottostimati che si è abituato a non alzare mai troppo la cresta. Foss'anche per scaramanzia. Per non rimestare troppo nel brodo torbido del destino in agguato. Se vivi in pochi metri quadrati, lo Swiffer è l'ideale, io lo trovo addirittura sexy, provocante, attraente. Chi lo ha inventato? Perché? Che cosa gli mancava? L'uomo o la donna che ha inventato lo Swiffer doveva per forza essere un uomo o una donna con un baratro immondo dentro da riempire. Grazie, uomo o donna che hai inventato lo Swiffer: spero che il mio ringraziamento ti trovi e ti trovi in salute. Lo Swiffer è il presente e il futuro: non mi viene in mente un modo migliore per scopare in casa, davvero.


‎... Il mio istinto paterno, che è molto forte, lo ammetto, manda un preciso segnale ogni volta che sento per radio uno di quegli spot (ce ne sono un paio) in cui la voce campionata di un bambino dolcissimo ripete, ad libitum, "me lo compri papà?", "me lo compri papà?", "me lo compri papà?", "me lo compri papà?", "me lo compri papà?", fino a che non mi ritrovo seduto per terra a gambe incrociate, contro il tramonto che si staglia all'orizzonte, ebbro di un sorriso da mentecatto, ad arrotare una sciabola vestito da ussaro.


... Angus and Julia Stone un Negroni "sbagliato", tre candele accese: scrivevo, fino a che non mi sono messo a guardare la mia libreria, la parte più vicina a me, e non mi sono accorto che un sacco dei libri in mio possesso è stato scritto da persone che conosco personalmente. Allora mi sono fermato e sono passato a questo status. Se qualcosa è cambiato, rispetto a dieci anni fa - questo ho pensato - è che sempre più spesso, oggi, mi capita di leggere libri di autori con cui ho bevuto o mangiato o litigato o discusso. Non so che cazzo significhi, questa cosa, probabilmente che tutti stanno facendo "carriera" in questo ambiente, tranne me, oppure che, come tutte le api di questo mondo, anche io ho cominciato, a un certo punto, a stare con le api, però mi piace. E c'è un'altra cosa che mi piace: mi piacciono i macellai. I macellai fanno le cose lentamente, tagliano la carne con un metodo che ha un non so che di premeditato, di estetico, di circense, di coreografico: se ne fottono della tua macchina parcheggiata in tripla fila o del bambino della signora che sbraita. I macellai fanno quello che devono fare esattamente come lo devono fare e mi fanno proprio impazzire quando avvolgono le fette di carne in quella velina trasparente che strappano via da un chiodo nel muro, prima di infilare il tutto in un'altra busta di carta più spessa. Macellai e scrittori si assomigliano un sacco, secondo me, a parte il fatto che i primi si possono permettere di pagare un mutuo. 


... Che bello quando siamo nei salotti delle persone e parliamo delle cose che ci piacciono e ci sono i bicchieri sul tavolo e i piatti vuoti e qualcuno mi ha appena fatto fare "il giro della casa" e c'è Pat che fa segno con le mani di qualcosa e l'altro annuisce ché ha capito e poi più dietro c'è Lorenzo che fa lo scemo con la chitarra anche se con quella cosa in mano è un genio ma a un certo punto non è più tempo dei geni o dei talenti è solo tempo delle persone che vivono insieme e fanno progetti e prendono le misure e pensano alle piastrelle e quella lì è Elisa ma stasera non sta bene però ha cucinato lo stesso tutto il giorno per noi e se mi metto a pensare che la conosco da quasi dieci anni dico no vabbè inventatene un'altra e invece è vero e mi sa che tra un po' ci sarà anche altra gente in questa stanza che si conoscerà da così tanto tempo o almeno glielo auguro e lo vorrei quasi dire ma poi forse non è il caso anche perché Cristina ha freddo e s'è fatta comunque l'ora del congedo e se te lo chiedi mentre scendi le scale scopri che è proprio così che è andata cioè hai aggiunto un'altra giornata alla sfilza di quelle già passate sei uscito vivo da altre ventiquattr'ore e l'hai fatto bene in uno di quei salotti in cui non ci sono tag né protagonisti ma solo persone tutte tranne una a volerlo proprio dire tutte o quasi tutte tranne una di sicuro ma non si può chiedere troppo a questa vita e comunque il senso arriva uguale anche se bisogna fare uno sforzo in più come quando da una frase è caduta tutta la punteggiatura.


‎... Secondo me la felicità è nel pandoro, ecco tutto, nel pandoro, quando torni a casa, di notte, con una fame da Burundi, e nient'altro da mangiare.


‎... Quando morirà, resterò a domandarmi chi era, Woody Allen: il più grande creatore e costruttore di storie della nostra storia recente, l'uomo capace di reinventarsi continuamente, di farmi annuire al cinema per novanta minuti davanti alla meraviglia che è "Midnight in Paris", il cineasta, il tuttologo, l'ebreo agnostico e razionalista, il padre adottivo capace di scoparsi la figlia, il marito infedele, il misogino, il bipolare - e alla fine resterò con niente in mano, salvo la consueta convinzione che il genio autentico contiene tutto questo e ben altro ancora e che noialtri, semplicemente, lo dobbiamo lasciare stare.


‎... Io stasera ho sconfitto l'abisso dell'eternità con la degustazione dell'attimo. Ho accartocciato la complicazione del futuro con la semplicità del presente. Mi sono ricordato che chi incrocia le caviglie sotto ai tavoli in compagnia non si sa se campa cent'anni, però manco gliene frega un cazzo. Io stasera ho perforato la rigida severità della vita con uno spillo e la vita ha fatto pffffffffffff, al punto che l'ho dovuta guardare per dirle: "Davvero è tutto qua?".
E voi che avete fatto, invece?


... Non esiste un piacere più bello - e altrettanto inspiegabile, soprattutto a chi non sia appassionato di pallone - di quello che coglie l'osservatore disinteressato quando la bella partita che sta seguendo in televisione, spaparanzato sul divano, si mette in maniera tale da proseguire ai tempi supplementari: è qualcosa che ti senti di meritare, come se questo regalo che ti viene fatto (altri trenta minuti di calcio al cardiopalma, senza contare gli eventuali rigori) sia qualcosa che ti sei guadagnato, durante la settimana, o nell'ultimo mese, un bonus che ti aspetteresti di ritrovare contabilizzato in busta paga, tanto che ti aggiunge, in termini di qualità della vita.


‎... In tram, sul 2, più o meno all'altezza di Viale Tiziano, sono salite due donne zingare, con altrettanti passeggini e due bambini sui tre anni di età, e io ho avuto subito un pensiero razzista, negativo, cattivo, che non ha cambiato forma per tutta la durata del viaggio, e cioè che quelle fossero persone completamente inutili, perdute, vane, la cui stessa nascita costituisse, più che un miracolo, un inconveniente: puzzavano, ma puzzavano davvero, hanno fatto il vuoto intorno a loro, e quei figli incontrollabili, ineducati, disutili, si arrampicavano ovunque, come scimmie, scimpanzé, primati, strutture organiche svuotate di umanità e intuizioni evoluzionistiche, niente più che apparati digerenti dotati di parola. Uno di loro, il più piccolo - coi capelli rasati e una micro-felpa "Baci & Abbracci" - ha raccolto qualcosa da terra, giuro, una caramella, una cicca, non so che, e se l'è infilata in bocca, un gesto talmente animalesco, primordiale, che qualcuno ha sussurrato al vicino di posto: "Ma se l'è mangiata?", con la stessa sorpresa disgustata che il sottoscritto, seienne, manifestò allo zoo di Napoli, quando un ippopotamo mandò giù, senza masticarla, un'intera rosetta.


‎... Vi capita mai di immaginarvi i figli delle donne o degli uomini che vi hanno fatto soffrire, i figli che, sostanzialmente, non avete avuto voi, ve li immaginate mai, questi figli, i figli delle donne o degli uomini che vi hanno reso le persone che siete a forza di dilanianti abbandoni, ve li immaginate da adulti, a trent'anni, i figli di questi uomini o di queste donne per cui avreste ucciso, riuscite a immaginarli sull'autobus, con le cuffie nelle orecchie, presi dai fatti loro, oppure a scuola, o in bicicletta, cadere, farsi male a una gamba, piangere, ridere, crescere, pensate mai ai loro gusti, riflettete mai sul fatto che non hanno idea di chi siate?


... Hai appena visto un film bellissimo in cui il protagonista maschile si è contraddistinto per tutta la durata della pellicola per bellezza, forza, fascino, arguzia, ma anche umana debolezza, semplicità, romanticismo, ironia; hai visto questo film in cui il protagonista si è innamorato della sua bella, per esempio, conquistandola con prodi gesta strappa-applausi e straccia-mutande; hai visto il film e ti sei alzato dalla poltroncina del cinema, o dalla poltrona di casa tua, con la netta sensazione di assomigliargli, anzi di essere proprio come lui - anche fisicamente! - e all'improvviso hai sentito dentro di te un'urgenza data da un moto di disgusto che hai già da molti anni imparato a chiamare "ingiustizia" (o "incomprensione") nella solitudine delle tue notti; giusto il tempo di percorrere la distanza che ti separa dal cinema a casa tua, o quella dal salotto alla tua stanza, che avrai concepito uno status di Facebook, con annesso video di Youtube, in cui, con uno stranissimo atteggiamento che io qui voglio chiamare signorilmente "ingenuo", avrai edotto il tuo pubblico che tu e il protagonista maschile del film che hai appena visto effettivamente vi assomigliate tantissimo e che la colpa è la LORO che, nonostante tanti anni di frequentazione, reale e virtuale, non si sono mai resi conto della ricchezza dovuta al semplice fatto di conoscere uno come te (ma questo lo farai presente tramite complicati giri di parole, arrivando al dunque solo dopo parecchie righe e l'utilizzo di alcune parentesi tonde cariche di subordinate inutili); qualcuno, tra la tua claque, farà il medesimo percorso, proponendo a sua volta il video dello stesso protagonista dello stesso film, inducendo altri ancora a sospettare di assomigliargli e così via, fino a che quel video arriverà a me, che però non penserò niente di tutto quello che tu vorresti io pensassi a proposito di ciò che ti sei messo in testa di essere, a parte il fatto che sei un coglione e che molto difficilmente ti riconoscerai in questo status, fermo restando che le possibilità di comprenderlo sono vicinissime allo zero assoluto.


‎... La "serena normalità" è un dentifricio che esce fuori dal tubetto. Non ci credi che stava già tutto lì dentro e che bastava premere appena.


‎... Quando qualcuno mi chiede, io rispondo sempre citando Bukowski, perché, davvero, è proprio come dice lui, per essere scrittori servono due cose, il talento e il talento.


‎... La ragazza bionda - cappello rosso con visiera, jeans chiari infilati nelle Timberland alte - non particolarmente graziosa (in effetti non era particolarmente NIENTE), che è passata in bicicletta stamattina, a Via Flaminia, verso Piazza del Popolo, contromano rispetto al senso rispettato dalle automobili, non saprà mai quanto ci stava bene, millimetricamente bene, con la canzone che stavo ascoltando in quel preciso istante.


‎... Caro Jovanotti,
Che hai fatto la poesia per l'amico tuo più caro
Se vede proprio che passi le giornate sui libri de Bolano
Ma dico io, ho capito che c'hai le muse ispiratrici
Ma n'era mejo se t'aprivi un negozio de cornici?
Hai detto che t'è venuta in autostrada, a mezzanotte
A cojone, c'hai cinquant'anni, ancora vai a mignotte?
"Altissimo, biondissimo, astronauta"
Aho, vabbè che je volevi fa' un tributo
Ma mo', però, manco a pijallo per il culo.
Per non parla' poi de 'sta "anidride solforosa"!
Senti Lucio, già che sei morto fai 'na cosa
Damme 'na mano te a trova' 'na chiosa.
Perché da solo io mica lo so se so' capace
Hai visto in quanti hanno cliccato su "mi piace"?
Centomila stronzi! Mica è libertà: è 'na strage!
Lucio, daje, vai da Dio, Satana, o quello che hai trovato
Faje capi' che Jovanotti, ecchecazzo, mo' ha sgravato
Tu c'hai carisma, vai ai piani alti e faje un discorsetto
Si ripijassero 'sto cojone o lo rimannassero a Cecchetto.


‎... Che casino, ragazzi, gli ultimi quindici, diciotto anni. Che casino: da quando Roberto Baggio ha sbagliato quel rigore, a Pasadena, mi pare che non ne sia più andata bene una, mi pare che non si sia più prodotto un'idea davvero intelligente, mi pare che siano morti tutti, quelli veramente bravi, tipo che l'Aldilà, se esiste, cazzarola, altro che Woodstock; dico, non lo so, sono un po' brillo, ho trovato un whisky, in cantina, di trent'anni e passa fa che quando l'ho aperto mi è parso di vedere scappare il genio della lampada per il salotto come un palloncino bucato da uno spillo, pfffffff, mi è sembrato ma mi sa che non era, oh, per dio, niente è mai quello che si vorrebbe fosse, e pure questa è una cosa che, porca puttana, succede puntualmente, almeno a me, da quando Bruno Pizzul disse "Alto...", commentando quel rigore, cioè che uno, prima o poi, si scontra per forza con la mancanza o con l'eccesso di fantasia dell'altro, è una condanna atroce questo attrito, non so se mi spiego, io credo proprio che noi questo siamo, tutti quanti, cioè che questo diventiamo: la differenza tra due fantasie. Io mi vedevo Campione del Mondo, nel 1994, quando ancora me ne fotteva qualcosa, recuperare un coraggio mai avuto e baciare Giulia sulla bocca, pure se non avevo idea di come si facesse, toglierle dalle guance il biancorossoeverde che si era dipinta addosso, portarmela via, vivere insieme felici, e invece no, niente da fare, "alto", "alto", "alto", vaffanculo: la forma della mia tristezza prese forma allora, dentro quella differenza di fantasia, da una parte Giulia, che non ci era arrivata a capire che ero io quello perfetto per lei, dall'altra un quattordicenne sconosciuto, 11mila chilometri distante, uguale al sottoscritto, però capace di immaginarsi PIÙ Campione del Mondo di me. Questa è la vita, a quanto ho capito.

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